Senza Fili Senza Confini nacque una sera d’estate del 2010 accompagnata da un calice di Nerello Mascalese e una zuppa di pesce. Consumati a più di 2000 chilometri di distanza, ma con la stessa visione e lo stesso trasporto ideale.
In una calda mattina romana di giugno 2010 il Ministero dello Sviluppo Economico mi autorizzava a costruire un campo sperimentale, dove verificare apparati radio progettati e realizzati dal Politecnico di Torino. La scelta del luogo doveva essere mia, compatibilmente con le esigenze tecniche (di laboratorio) e procedurali (del Ministero). Ci pensai un po’, ma non troppo, e realizzai che il miglior luogo era Verrua Savoia. Perché quattro quinti degli abitanti non avevano ADSL. Perché l’unico provider wireless non aveva capacità di investire per coprire un territorio così morfologicamente complesso. Perché il Sindaco era una persona eccezionale, con la quale avevo condiviso battaglie contro il divario digitale, già a partire dal 2006. E perché era il MIO Comune. Era naturale fare qualcosa a favore del territorio in cui ero nato, avevo trascorso gran parte della mia infanzia, avevo deciso di radicare la mia maturità. Quella sera, mentre bevevo un calice di Nerello Mascalese, vitigno straordinario e potente come solo il figlio di un vulcano può essere, chiamai Beppe Valesio, in vacanza in Egitto e alle prese con una zuppa di pesce, e gli proposi un’idea fantascientifica. Utilizzare gli abitanti di Verrua Savoia come sperimentatori di una rete wireless a bassissimo costo ma con altissime prestazioni, fornendo in cambio connessione Internet gratuita. La zuppa gli andò di traverso, ma appoggiò incondizionatamente la mia proposta. Poco più d un mese dopo, il 1 agosto, sul Colle di Sgarbinato, accendemmo il primo impianto, al quale agganciammo 5 volontari. Il 10 ottobre eravamo pronti per presentarci ai Verruesi. A più di 100 persone spiegammo il progetto “Verrua Senza Fili”, e un programma che prevedeva la fine dell’isolamento digitale della quasi totalità del territorio. Entro i successivi 12 mesi realizzammo 5 punti di accesso. Migliorammo mese dopo mese le prestazioni degli impianti, arrivando nel 2012 a erogare banda con velocità fino a 15 Mb/s. Nell’autunno di quell’anno il Politecnico di Torino si aggiudicò un premio internazionale per replicare la rete di Verrua Savoia su un’intera nazione: l’arcipelago delle Isole Comore, nell’Oceano Indiano.
Verrua Senza Fili assunse giorno dopo giorno caratteristiche che superavano lo scopo tecnico, enfatizzandone le ricadute sociali: diventava un modo per vivere il proprio Comune, per creare contatti tra concittadini. Un motivo per non abbandonare il territorio. Anzi, per trasferircisi. Gli sperimentatori sentivano la rete come un proprio bene, che essi stessi avevano contribuito a consolidare. Ricevevo manifestazioni di disponibilità per aiutarmi in ogni genere di operazione, anche le più intricate.
Quattro anni dopo quella mattina romana era di nuovo estate. La rete di Verrua Senza Fili contava 260 sperimentatori, più del 40% delle famiglie Verruesi. Gli apparati avevano raggiunto un ottimo grado di affidabilità. Cresceva però la consapevolezza che la sperimentazione stesse per finire. Mi posi l’obiettivo di farla sopravvivere a sé stessa, e una sera individuai la chiave di soluzione. Riconoscere a Verrua Senza Fili il ruolo che la sperimentazione si era progressivamente guadagnata: un bene DEL territorio, PER il territorio. Per farlo, decisi di trasformarla in un sistema di proprietà DEI cittadini, PER i cittadini. Un’associazione, di costituzione popolare, senza fini di lucro, registrata presso il Ministero come Operatore di Comunicazione, operante sul proprio territorio come una qualsiasi Telecom company, con l’unico obiettivo di dare connettività ai suoi stessi membri. Lasciando da parte il paradigma della ricadute economiche dirette e degli ammortamenti, perché l’unico guadagno cui aspira chi vive in campagna è l’accessibilità a servizi che non dovrebbero essergli negati. Chiamai due legali di fama, Tiziana Sorriento e Marco Ciurcina, e chiesi a loro di aiutare me e Riccardo Stefanelli a scrivere lo Statuto dell’Associazione. Mi recai più volte al Ministero per analizzare l’applicabilità dell’iniziativa.
La sera del 2 ottobre presentai l’idea insieme con lo Statuto a un gruppo di 28 sperimentatori, che sapevo condividere il mio spirito. Per due ore raccontai loro la mia visione e il percorso d’implementazione, chiedendo loro di valutarli entro una settimana. Da tutti la riposta arrivò positiva, entro la mattina successiva.
Senza Fili Senza Confini nasce ufficialmente il 18 ottobre, grazie a 29 concretissimi sognatori, il 22 novembre ottiene la licenza di Operatore di Comunicazione, il 28 novembre conquista le pagine dei più importanti quotidiani, e in 15 giorni di campagna arruolamenti riceve fino a 250 richieste di adesione.
Oggi Senza Fili Senza Confini è considerato un modello innovativo, sostenibile e funzionale per la soluzione del divario digitale nelle zone rurali. Ma pochi sanno che nacque 52 mesi prima, tra un calice di vino e un piatto di mare.